Petrolio, il greggio continua a disegnare un movimento discendente che si stringe sull’area di supporto $101. Stiamo pronti a segnali di vendita…
Petrolio: il grafico giornaliero evidenzia sempre una fase di congestione di medio periodo tra i livelli $101 e $110 (come avevamo già commentato in altri articoli del blog). Il breve termine però disegna un movimento decisamente più impostato al ribasso, sotto la media mobile e con massimi decrescenti. Anche il settimanale evidenzia una reazione del prezzo del petrolio proprio sotto la media mobile 21, che ha svolto un egregio compito come resistenza dinamica, aumentando la probabilità di un’accelerazione ribassista. A tal proposito se dopo i sei ultimi tentativi di violazione il prezzo dovesse finalmente riuscire a confermare la rottura dell’area di supporto $101 (o meglio $100,50) potremmo rivedere il petrolio di nuovo sui livelli di fine giugno in area $98. Prestiamo attenzione quindi ad un chiaro segnale di price action short per cogliere questa opportunità che potrebbe anche coincidere (ed essere avvalorata) con un movimento rialzista di Usd-Cad dopo aver raggiunto il livello di supporto statico e dinamico 1,0270 (vi è tra i due strumenti una classica correlazione negativa!).
Finestra macroeconomica
Il pericolo default è, al momento, scongiurato con il braccio di ferro vinto alla fine dal presidente Obama e dai democratici. Questa notte sia la Camera che il Senato americano hanno approvato l’accordo raggiunto, che prevede l’approvazione del bilancio governativo fino alla metà di gennaio e l’estensione del tetto sul debito fino al 7 febbraio, una soluzione momentanea ma che consente di evitare il fallimento tecnico e di contare su un più ampio periodo per trovare una soluzione definitiva. I repubblicani, che avevano favorito lo shutdown per avere un maggior potere negoziale, hanno onestamente (qui in Italia non succederebbe mai!) ammesso la sconfitta votando a favore dell’accordo per senso di responsabilità.
Il calendario di oggi ci ha presentato la fiducia nella economia in Australia (in rialzo), le vendite al dettaglio nel Regno Unito (molto al di sopra delle attese) e le richieste di sussidi alla disoccupazione negli Stati Uniti (che, seppur al di sotto della scorsa settimana, sono comunque risultate superiori alle attese del mercato e quindi un dato fondamentalmente non positivo).
Gli indici azionari sono stati caratterizzati da una seduta di prese di profitto con chiusure negative per Parigi, Francoforte e Milano, positive invece Londra e Madrid. Indici contrastati anche in America.
Il mercato Forex evidenzia oggi un crollo del dollaro, una debolezza del petrolio ed una forza delle commodity currencies e dei metalli preziosi.
Fra i più importanti market movers di domani evidenziamo il prodotto interno lordo, la produzione industriale e le vendite al dettaglio in Cina; l’inflazione in Canada ed i discorsi del governatore della banca centrale australiana Stevens e della Bank of Japan Kuroda.
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