Gbp-Nzd, il breve e medio periodo non sono chiarissimi ma un segnale di trading long in zona 0,94 potrebbe confermare il cambio di trend di breve termine.
Gbp-Nzd: il cross si trova all’interno di un ampio range di lateralità di medio periodo ed al momento in una fase piuttosto confusa di brevissimo termine. Il prezzo è al di sopra della media mobile ed in linea con la trendline ribassista di breve periodo la cui rottura confermata potrebbe far riprendere una direzionalità rialzista.
Una strategia potrebbe essere quella di attendere tale violazione ed un segnale di trading nell’area 0,9420/0,9460 per aprire una posizione long con target nella parte alta del range 1,9960.
Finestra macroeconomica
Il minute della banca centrale inglese di stamattina ha evidenziato una situazione in miglioramento per l’economia britannica, per questo il board ha deciso all’unanimità di mantenere invariato sia il tasso di interesse che il piano di acquisto asset.
Il dato maggiormente importante ed atteso è invece giunto dagli Stati Uniti con la pubblicazione dei verbali dell’ultimo meeting di politica monetaria della Federal Reserve. Dal Minute si evince come le migliori prospettive per l’economia americana potrebbero far avvicinare l’inizio della riduzione degli stimoli monetari; notizia che ha messo le ali al dollaro e cambiato la direzione degli indici azionari.
Sempre dagli States abbiamo anche ricevuti i dati sulle vendite al dettaglio (superiori alle attese) e sull’inflazione (in linea con le previsioni di mercato).
Gli indici azionari chiudono una seduta molto contrastata, in attesa della Fed; anche quelli americani si mantengono intorno alla parità.
Il mercato Forex ci mostra un ritorno alla forza del dollaro e della sterlina, un crollo dell’euro e dei metalli preziosi.
Domani avremo il meeting di politica monetaria della Bank of Japan con la decisione tassi e di acquisto asset; i discorsi di Mario Draghi (BCE) e Glenn Stevens (RBA); la fiducia dei consumatori europei; il consueto dato del giovedì sulle richieste di sussidi alla disoccupazione Usa e la produzione manifatturiera americana.
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